Area dell'identificazione
Tipologia del soggetto produttore
Persona
Forma/e autorizzata/e del nome
Dandini, Ercole Francesco
Forme parallele del nome
Forme del nome normalizzate secondo altre regole
Altre forme del nome
Codici identificativi di enti
Area della descrizione
Date di esistenza
1695 nov. 4 - 1747 nov. 7
Storia
Ercole Francesco Dandini nasce ad Ancona il 4 novembre 1695, da Girolamo, di nobile famiglia originaria di Siena, a Cesena fin dal XV secolo, e da Margherita Fazioli nobildonna cesenate.
Ha solo quattro anni quando muore la madre; successivamente il padre si risposa con una nobile orvietese della famiglia Gualtieri ed ha altri figli. Per una particolare attitudine agli studi, Dandini primeggia su tutti, e per questo il padre lo invia a Roma presso il fratello Anselmo, prelato di grande prestigio della Curia. Di carattere austero e meditativo, il giovane Dandini si segnala per la particolare diligenza che sa dimostrare negli studi e particolarmente nel greco e nel latino. Forse l'eccesso di zelo nell'applicarsi allo studio è la causa determinante di una malattia che lo tiene per un certo periodo lontano dagli studi. Rimessosi e ripresi gli antichi ritmi, trascorre tre anni presso gli eremitani dell'Ordine agostiniano per approfondire lo studio della filosofia aristotelica ivi impartita in lingua latina; successivamente, si impegna per quattro anni nello studio della teologia avendo come maestri dapprima il domenicano Ambrogio Tontucci e poi il gesuita Domenico Antonio Briccialdi. A diciannove anni, dopo questi prestigiosi precedenti, inizia gli studi di giurisprudenza con il celebre Vincenzo Gravina, al quale lo accumuna la grande passione per la lingua latina. La sua prima opera attestata si trova nella raccolta di poesie Componimenti degli Academici Riformati di Cesena per le vittorie dell'armi Cesaree sopra de' Turchi (Faenza 1717) ed è intitolata Orazione delle lodi del Serenissimo Principe Eugenio di Savoja per le vittorie riportate contro il Turco,ben in sintonia con le tematiche poetiche del periodo; in essa si esaltano la fortezza, la prudenza e la pietà del principe cattolico.
In questo tempo Dandini entra a far parte dell'Accademia Quirina divenendo amico e consigliere del cardinale Lorenzo Corsini che presiedeva il consesso. Cinque anni più tardi completa una "guida" di Cesena iniziata da Cesare Brissio, inserita nel IX tomo (parte VIII) del Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae (Lugduni Batavorum 1723) di P. Burman. Nel 1724 consegue la laurea in giurisprudenza. Nel 1728 a Roma, presso la tipografia di Antonio de Rossi, vede la luce l'opera più significativa della produzione dandiniana: si tratta dell'OtiumAricinum, sive de urbanis officiis Dialogi V, quibus accedit ab eodem ex Italico sermone in latinum conversus Joannis Casae Galateus.
Nel 1730 Dandini, ritornato a Cesena, sposa Isabella Fattiboni dalla quale ha undici figli. Nella città romagnola dà vita all'Accademia dei Filomatori o Filomati per la quale compila e fa stampare il regolamento tenendo a modello la legge delle dodici tavole. Nel 1732 vede la luce a Padova un'opera che i letterati cesenati dedicano a Clemente XII in occasione delle celebrazioni culminate con l'innalzamento di una statua marmorea dei papa (Tributo di venerazione e gratitudine della città di Cesena per li decorosi et utili privilegi dalla Santità Sua ad essa restituiti) e nella raccolta figurava un'orazione latina del Dandini.
Nel 1735 Dandini viene chiamato a Padova, dove si trasferisce con moglie e figli, per tenervi, nell'università la cattedra delle pandette e del codice giustinianeo, insegnamento che avrebbe conservato fino alla morte.
Nel 1740 a Padova viene pubblicata una sua lettera indirizzata al gesuita vicentino Giacomo Bassano in occasione dell'elezione al soglio pontificio di Benedetto XIV (17 agosto 1740) con la risposta del prelato. A questo periodo risale anche l'amicizia con Giovan Battista Morgagni e Giovanni Volpi; sempre nei medesimi anni è assiduo frequentatore del cardinale Carlo Rezzonico vescovo di Padova, che nel 1758 sarebbe diventato papa Clemente XIII. Dandini è in buoni rapporti anche con il Metastasio, come è testimoniato dall'unica lettera in lingua latina presente nel suo epistolario; l'eccezione viene mantenuta anche nella risposta che il Metastasio fece nella stessa lingua.
Nel 1741 a Verona viene pubblicata da Dandini l'ultima opera: De servitutibus praediorum interpretationes per epistulas ad loca quaedam libri VII et VIII Pandectarum illustranda pertinentes. Il 7 novembre 1747 muore a Padova per apoplessia.
Ha solo quattro anni quando muore la madre; successivamente il padre si risposa con una nobile orvietese della famiglia Gualtieri ed ha altri figli. Per una particolare attitudine agli studi, Dandini primeggia su tutti, e per questo il padre lo invia a Roma presso il fratello Anselmo, prelato di grande prestigio della Curia. Di carattere austero e meditativo, il giovane Dandini si segnala per la particolare diligenza che sa dimostrare negli studi e particolarmente nel greco e nel latino. Forse l'eccesso di zelo nell'applicarsi allo studio è la causa determinante di una malattia che lo tiene per un certo periodo lontano dagli studi. Rimessosi e ripresi gli antichi ritmi, trascorre tre anni presso gli eremitani dell'Ordine agostiniano per approfondire lo studio della filosofia aristotelica ivi impartita in lingua latina; successivamente, si impegna per quattro anni nello studio della teologia avendo come maestri dapprima il domenicano Ambrogio Tontucci e poi il gesuita Domenico Antonio Briccialdi. A diciannove anni, dopo questi prestigiosi precedenti, inizia gli studi di giurisprudenza con il celebre Vincenzo Gravina, al quale lo accumuna la grande passione per la lingua latina. La sua prima opera attestata si trova nella raccolta di poesie Componimenti degli Academici Riformati di Cesena per le vittorie dell'armi Cesaree sopra de' Turchi (Faenza 1717) ed è intitolata Orazione delle lodi del Serenissimo Principe Eugenio di Savoja per le vittorie riportate contro il Turco,ben in sintonia con le tematiche poetiche del periodo; in essa si esaltano la fortezza, la prudenza e la pietà del principe cattolico.
In questo tempo Dandini entra a far parte dell'Accademia Quirina divenendo amico e consigliere del cardinale Lorenzo Corsini che presiedeva il consesso. Cinque anni più tardi completa una "guida" di Cesena iniziata da Cesare Brissio, inserita nel IX tomo (parte VIII) del Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae (Lugduni Batavorum 1723) di P. Burman. Nel 1724 consegue la laurea in giurisprudenza. Nel 1728 a Roma, presso la tipografia di Antonio de Rossi, vede la luce l'opera più significativa della produzione dandiniana: si tratta dell'OtiumAricinum, sive de urbanis officiis Dialogi V, quibus accedit ab eodem ex Italico sermone in latinum conversus Joannis Casae Galateus.
Nel 1730 Dandini, ritornato a Cesena, sposa Isabella Fattiboni dalla quale ha undici figli. Nella città romagnola dà vita all'Accademia dei Filomatori o Filomati per la quale compila e fa stampare il regolamento tenendo a modello la legge delle dodici tavole. Nel 1732 vede la luce a Padova un'opera che i letterati cesenati dedicano a Clemente XII in occasione delle celebrazioni culminate con l'innalzamento di una statua marmorea dei papa (Tributo di venerazione e gratitudine della città di Cesena per li decorosi et utili privilegi dalla Santità Sua ad essa restituiti) e nella raccolta figurava un'orazione latina del Dandini.
Nel 1735 Dandini viene chiamato a Padova, dove si trasferisce con moglie e figli, per tenervi, nell'università la cattedra delle pandette e del codice giustinianeo, insegnamento che avrebbe conservato fino alla morte.
Nel 1740 a Padova viene pubblicata una sua lettera indirizzata al gesuita vicentino Giacomo Bassano in occasione dell'elezione al soglio pontificio di Benedetto XIV (17 agosto 1740) con la risposta del prelato. A questo periodo risale anche l'amicizia con Giovan Battista Morgagni e Giovanni Volpi; sempre nei medesimi anni è assiduo frequentatore del cardinale Carlo Rezzonico vescovo di Padova, che nel 1758 sarebbe diventato papa Clemente XIII. Dandini è in buoni rapporti anche con il Metastasio, come è testimoniato dall'unica lettera in lingua latina presente nel suo epistolario; l'eccezione viene mantenuta anche nella risposta che il Metastasio fece nella stessa lingua.
Nel 1741 a Verona viene pubblicata da Dandini l'ultima opera: De servitutibus praediorum interpretationes per epistulas ad loca quaedam libri VII et VIII Pandectarum illustranda pertinentes. Il 7 novembre 1747 muore a Padova per apoplessia.
Luoghi
Condizione giuridica
Funzioni, occupazioni e attività
Mandato/Fonti normative
Struttura amministrativa/Genealogia
Contesto generale
Area delle relazioni
Area dei punti di accesso
Occupazioni
Area di controllo
Codice identificativo del record d’autorità
IT-IC-DEF1
Codici identificativi delle istituzioni responsabili
Norme e/o convenzioni
- Norme italiane per l’elaborazione dei record di autorità archivistici di enti, persone, famiglie (NIERA), regola E.1.1 Denominazione di autorità.
- Sistema di datazione utilizzato per indicare le date nel record di autorità: Norme italiane per l’elaborazione dei record di autorità archivistici di enti, persone, famiglie (NIERA), E.2.1 Date di esistenza. Normalizzazione.
Grado di elaborazione
Finale
Livello di completezza
Intermedio
Data/e della descrizione
Lingua/e
Scrittura/e
Fonti
Enciclopedia Treccani: http://www.treccani.it/enciclopedia/ercole-francesco-dandini_(Dizionario-Biografico)/ (consultato 04/04/2019).
Note sulla compilazione
Creazione: Massimo Bonifazi 4 aprile 2019.
Compilazione: Massimo Bonifazi 4 aprile 2019.
Compilazione: Massimo Bonifazi 4 aprile 2019.